Il monitoraggio della vegetazione riparia fatto dai cittadini
Maggiori informazioniLe fasce di vegetazione riparia (arborea, arbustiva o erbacea) svolgono un ruolo talmente importante da divenire inscindibili dal fiume in senso stretto. Se lasciati alle loro dinamiche naturali questi ambienti si caratterizzano per il loro notevole dinamismo ed eterogeneità d’habitat in grado di supportare un’elevata biodiversità. Le inondazioni periodiche sono sfruttate dagli organismi acquatici e terrestri per accrescere diversità e produttività; sono infatti ambienti generalmente più produttivi dei territori circostanti.
Le piante vengono selezionate soprattutto dal regime delle acque che condiziona la tessitura dei suoli, la disponibilità idrica e il rifornimento di sostanze nutritive. Sul ciglio della riva, talvolta preceduti da popolamenti di piante erbacee e canne palustri immerse nell'acqua, troviamo quasi sempre folti cespugli di Salici arbustivi (Salix cinerea, Salix purpurea e Salix eleagnos) ai quali segue un filare o due di Pioppi (Populus nigra) e salici arborei (Salix alba). Queste compagini forestali insieme con l'Ontaneto nei terreni più fini, tipiche delle zone riparie, si trasformano gradualmente in boschi maturi composti da Frassini, olmi, aceri campestre, querce, carpini etc..
Albero alto fino a 25 m, dalla chioma aperta e i rami sottili, flessibili e tenaci, corteccia giallastra o grigio-rossastra. Le foglie lanceolate-acuminate, con stipole caduche e piccole, picciolate e finemente seghettate sono pelose su ambo le facce da giovani. Le foglie adulte hanno pagina superiore poco pelosa o glabra, di sotto hanno densa peluria che conferisce una colorazione argentea. Le infiorescenze sono costituite da amenti, distinti in femminili e maschili. Gli amenti maschili sono lunghi fino a 7 cm, presentano due stami e antere gialle; gli amenti femminili sono peduncolati e più esili di quelli maschili. I frutti sono costituiti da capsule glabre e subsessili che, a piena maturazione, si aprono in due parti liberando dei semi cotonosi (ovverosia semi dotati di un "pappo" bianco cotonoso). Il genere Salix comprende circa 300 specie caratterizzate da rapido accrescimento e scarsa longevità, caratteristiche che troviamo pienamente nel salice bianco.
Originario dell'Europa centro-meridionale e delle regioni asiatiche occidentali. In Italia il Pioppo nero è diffuso ovunque. Può raggiungere e talvolta superare l'altezza di 25–30 m. Si presenta quasi sempre sotto forma arborea.
Il tronco si presenta dritto e spesso nodoso, la corteccia è molto scura. È una pianta a foglia caduca, di tipo semplice, bifacciale, con inserzione alterna. Le foglie si inseriscono tramite un picciolo lungo 3–7 cm. La lamina fogliare è ovato-triangolare con nervatura di tipo penninervio e lunga fino a 8–10 cm. L'apice fogliare è molto appuntito, mentre il margine è seghettato.
Sono state sviluppate diverse cultivar di questa specie arborea. La varietà Populus nigra "italica", caratteristica per la chioma alta e stretta, selezionata in Lombardia nel XVII secolo, è nota comunemente come "pioppo lombardo".
La varietà Populus nigra "plantierensis" è molto simile al pioppo lombardo ma ha una chioma più folta e leggermente più allargata.
Questo acero cresce molto rapidamente, per raggiungere a maturità un portamento arbustivo o arboreo, con altezza massima molto variabile, compresa fra 5 e 20 metri. La corteccia negli esemplari giovani è verde oliva, e successivamente vira verso il marrone grigio, con fissurazioni verticali via via più profonde.
La pianta è dioica, pertanto ai fini della riproduzione sono necessari esemplari sia maschili sia femminili.
La fioritura avviene tra marzo e aprile, precedendo la comparsa delle foglie. I fiori femminili sono riuniti in amenti (o racemi) penduli, i fiori maschili, piccoli, in corimbi penduli lungamente peduncolati (filamentosi), di colore prevalentemente giallino. Le foglie sono imparipennate a tre o cinque foglioline. L'acero negundo è deciduo, e perde le foglie nel primo autunno. Il frutto è una disamara (samara doppia), ad ali divergenti a V, che matura in primavera, dopo la fioritura.
Il gelso bianco è un albero caducifoglie e latifoglie, ad accrescimento piuttosto rapido, è longevo e può diventare secolare, alto fino a 15–20 metri, con tronco che si presenta irregolarmente ramificato, chioma densa, ampia e arrotondata verso la sommità. Presenta radici di colore aranciato carico, robuste, profonde ed espanse, poco adatte a terreni secchi e aridi, pur presentando un fitto capillarizio che gli consente di sopravvivere anche in condizioni di moderata siccità. Vegeta in luoghi soleggiati o al massimo a mezz'ombra, e necessita di ampio spazio in quanto raggiunge notevoli dimensioni.Allo stato naturale e se non capitozzato può vivere fino a 300 anni e più.
L'ontano nero è un albero alto intorno ai 10 metri, eccezionalmente fino a 20-25 metri, talvolta con portamento arbustivo, con corteccia fessurata longitudinalmente, di colore nero. Il legno e le radici hanno una caratteristica colorazione variabile dal giallo-aranciato al rosso-aranciato.
Le foglie sono caduche, sparse e picciolate. Hanno lamina coriacea, glabra, subrotonda od obovata, incuneata alla base e tronca o leggermente insinuata all'apice. Il margine è dentellato. La pagina inferiore è appiccicosa, specie nelle foglie giovani (da cui l'epiteto specifico "glutinosa"), e mostra ciuffi sparsi di peli all'ascella delle nervature.
Come tutte le specie della stessa famiglia, l'ontano nero è una pianta monoica, con fiori a sessi separati portati sulla stessa pianta. Sia i fiori femminili sia quelli maschili sono molto piccoli e riuniti in infiorescenze ad amento. Gli amenti femminili sono riuniti in piccoli gruppi di 3-6, lungamente peduncolati ed eretti. Hanno una forma ellissoidale e sono di colore verde. Nella forma ricordano gli strobili delle Conifere e sono lunghi 1-1,5 cm. Gli amenti maschili sono riuniti in gruppi di 3-5, sono penduli e cilindrici, lunghi fino a 6 cm, di colore giallo-verdastro. La fioritura ha luogo alla fine dell'inverno, in febbraio-marzo, ma esiste una marcata variabilità, protraendosi dal pieno inverno nelle regioni calde alla tarda primavera in quelle più fredde.
Gli amenti femminili evolvono in infruttescenze nere di consistenza legnosa, pendule, con brattee fruttifere patenti e persistenti anche dopo la disseminazione del frutto. I resti delle infruttescenze possono persistere anche per più anni. Il frutto è un piccolo achenio alato.
È alto fino a 30 metri (40), con un'ampia chioma arrotondata. Tra le numerose specie e varietà di pioppo questa è la più sana e longeva, anche se raggiunge raramente il centinaio d'anni d'età; esistono, tuttavia, prove documentate di alcuni individui in Parchi storici vissuti eccezionalmente oltre 180 anni. La sua corteccia grigio chiaro, simile a quella della betulla, rimane per lungo tempo liscia e punteggiata da piccole lenticelle suberose a forma di rombo; invecchiando diviene più scura e solcata longitudinalmente dalla base dell'albero e progressivamente diventa ruvida e molto scura.
Pianta con portamento arboreo (alta fino a 25 metri) o arbustivo; spesso ceduata, con forte attività riproduttiva agamica, i polloni spuntano sia dal colletto sia dalle radici.
Corteccia di colore marrone chiaro molto rugosa.
Foglie imparipennate, alterne, lunghe fino a 30-35 cm con 11-21 foglioline ovate a margine intero, di colore verde pallido, glabre, lunghe fino a 6 cm con apice esile. Aperte di giorno mentre la notte tendono a sovrapporsi.
Fiori bianchi o crema, lunghi circa 2 cm simili a quelli dei piselli, riuniti in grappoli pendenti di profumo molto gradevole. Frutti a forma di baccello prima verdi poi marroni lunghi circa 10 cm, deiscenti a maturità.
Presenza di numerose spine lunghe e solide sui rami più giovani. Nelle varietà coltivate per ornamento le spine possono mancare parzialmente o del tutto.
L'ailanto è un albero di medie dimensioni che raggiunge altezze di 17–27 m e un diametro, all'altezza del petto, di 1 m. La qualità del legno è in genere molto modesta, sia per robustezza, sia per durata.
La corteccia è liscia, grigio chiaro; con l'avanzare dell'età dell'albero, spesso diviene ruvida, con screpolature marrone chiaro. Gli steli sono diritti, lisci poiché ricoperti superficialmente da peluria, e rossicci o castani nella colorazione. La corteccia ha lenticelle come anche cicatrici a forma di cuore delle foglie (cioè un segno lasciato sul ramo quando una foglia cade) con molti fasci di cicatrici (ovvero piccoli segni dove le venature delle foglie erano unite all'albero) intorno ai bordi. Le gemme hanno una fine pubescenza, forma a cupola e sono parzialmente nascoste dal picciolo, sebbene siano completamente visibili nella stagione latente nelle cavità delle cicatrici delle foglie. I rami hanno un colore che va dal grigio chiaro allo scuro, sono lisci, lucenti e hanno lenticelle in rilievo che diventano fessure con la crescita dell'albero. Le estremità dei rami diventano pendenti.
Il platano londinese è un grande albero deciduo che può raggiungere i 20-30 metri di altezza nella norma e che eccezionalmente raggiunge anche i 40 metri, con un tronco di 3 metri e più di circonferenza. La corteccia è di color grigio chiaro, liscia ed esfoliante, oppure più scura e non esfoliante. Le foglie sono palmate a lobi e rimandano (come suggerisce lo stesso nome) a quelle dell'acero. In primavera le giovani foglie sono ricoperte da una leggerissima peluria che viene persa poi con la crescita della foglia stessa. I fiori si concentrano in due infiorescenze dense e sferiche, separate tra maschi e femmine. I frutti maturano in sei mesi, presentano 2-3 cm di diametro e sono composti da un'achene connumerosi peli che ne aiutano la dispersione aerea. È tra le piante che vengono più volentieri impiegate nelle città in quanto tollera abbondantemente l'inquinamento ed aiuta a ridurlo.
Ha molte similitudini col Platanus occidentalis (American sycamore), da cui è derivato; ad ogni modo, le due specie sono relativamente semplici da distinguere, dal momento che il platano londinese viene perlopiù piantato in habitat urbani mentre il P. occidentalis è comune in suoli alluvionali di campagna.
È un albero di media grandezza, potendo raggiungere altezze comprese tra i 20 e i 30 metri. I fusti giovani presentano una corteccia liscia e di colore grigio scuro e sono glabri. Con l'età la corteccia tende a desquamare formando dei solchi più o meno profondi in direzione verticale o orizzontale, formando delle placchette quadrangolari. L'albero può raggiungere i 600 anni, è una pianta longeva e vigorosa.
La pianta ha portamento arbustivo, foglie composte imparipennate, simili a quelle della robinia, con la quale viene confusa anche se priva di spine, e fiori abbondanti, di colore violetto e ricchi di polline, riuniti in racemi terminali. I frutti sono piccoli legumi.
Si presenta come pianta arbusto perenne, sarmentosa con fusti aerei a sezione pentagonale lunghi anche oltre 6 metri, provvisti di spine arcuate.
È una semicaducifoglia; infatti, molte foglie permangono durante l'inverno.
Le foglie sono imparipennate, variabilmente costituite da 3 a 5 foglioline a margine seghettato di colore verde scuro, ellittiche o obovate e bruscamente acuminate, pagina superiore glabra e pagina inferiore tomentosa con peli bianchi e spine nella nervatura principale.
I fiori, bianchi o rosa, sono composti da cinque petali e cinque sepali. Sono raggruppati in racemi a formare infiorescenze di forma oblunga o piramidale. Il colore dei petali varia da esemplare a esemplare con dimensioni comprese tra i 10 e 15 mm. La fioritura compare al principio dell'estate, in giugno.
Il frutto commestibile, la mora, è composto da numerose piccole drupe, verdi al principio, poi rosse e infine nerastre a maturità, derivanti ognuna da carpelli separati ma facenti parte di uno stesso gineceo. In Italia il frutto è maturo in agosto e settembre; il gusto è variabile da dolce ad acidulo.
La moltiplicazione della pianta avviene per propaggine apicale o talea.